Spagna, Baia di Cadiz - Inseguendo i miti - Racconto -




Scrosci improvvisi e violenti si abbattono sul villaggio inondando i vicoli ciottolosi; non ci sono passanti quando piove, la gente resta in casa, alcune botteghe non aprono. Qui, nel sud andaluso, la pioggia è un fenomeno abbastanza raro e nei lunghi mesi caldi ventosi e secchi tutti ne parlano e l'aspettano come un evento benefico. Non c'è negozio che venda ombrelli qui al paese, forse perché la pioggia è sempre accompagnata da folate di vento così forti che non c'è nulla che riesca a ripararti. 

L'inverno è duro qui in Andalusia, le case non hanno impianti di riscalda-mento, se si è fortunati si può trovare una stufa a legna in cucina o nel sa-lotto e nelle case del casco antiguo gli infissi sono spesso così malconci con i vetri sottili alle finestre che la temperatura interna facilmente è molto vicina a quella esterna se non più bassa. La musica mi accompagna sempre, quando sono in casa mi piace molto ascoltare Beethoven e quando sono sulla spiaggia ascolto l'oceano e il vento e qualcosa di me che sempre mi risuona.

 C'è una umanità particolarmente silenziosa che quasi non noteresti se non fosse per lo stile inconfondibile che mi rimanda a qualcosa di già visto ne-gli anni '70. La spiaggia di el Palmar, come tutte le altre spiagge della co-sta tra Tarifa e Cadiz, per almeno dieci mesi all'anno sono animate dai suristi che migrano da tutta Europa, a parte luglio e agosto in cui le spiagge di tutta la baia di Cadiz sono prese d'assalto dal turismo chiassoso. Alcuni vecchi furgoni Volksvaghen, reliquie dei 'figli dei fiori', rimessi a nuovo e attrezzati come una piccola casa viaggiante o vecchi camper ripristinati e colorati di graffiti sulle fiancate messaggiano uno stile di vita lento e in armonia con l'oceano. 


Arrivano in molti sopratutto nei weekend o durante le festività natalizie e pasquali, alcuni di loro rimangono per lunghi periodi. Molti sono con famiglia e bambini al seguito a cui si dedicano ad insegnare fin dalla tenera età come rimanere in equilibrio sulla tavola da surf. Sono ancora loro, i mitici surfisti hippy seguaci della contro cultura in ricerca di uno stile ideale di vita fondato sul sentimento di pace e la ricerca di 'espansione della coscienza', in sintonia con l'oceano il creato e il Creatore. Sono sopratutto uomini, giovani e non più, poche le donne che praticano questo sport; i loro corpi sono perennemente abbronzati, portano i capelli lunghi sbiaditi dal sole e fumano erba, così si racconta da queste parti. 

Li scorgo ciascuno per proprio conto a praticare lo yoga tra le dune della spiaggia prima di cavalcare le onde sulle orme del mitico John Peck, leggenda vivente del surf californiano che coniugava la cultura del surf con la cultura da spiaggia in uno stile di vita salutistico e in comunicazione con Dio, così lui diceva. I surfisti hippy inseguono il mito dei primi surfisti, gente che viaggiava e si spostava in continuazione da un posto ad un altro attraversando Paesi nella ricerca delle onde migliori e che abbandonavano quando diventavano troppo popolari e affollati di gente che non aveva niente a che vedere con il loro stile di vita. Questo peregrinare si avvicinava allo stile di vita gita-no. Oggigiorno molti di loro vivono ancora lo stesso mondo nomade. 

Ha smesso di piovere e uno spiraglio di luce s'intravede dalla finestra e uno squarcio di azzurro mi fa sperare di poter raggiungere la spiaggia già domani. Amo il contatto con l'oceano e il cielo infinito mi danno respiro e un invito ad percepirmi in ogni cosa e ovunque. Freya è nuovamente attiva con la pallina che mi appoggia sulle ginocchia indietreggia mi guarda scodinzolando giochiamo? 

L'Oceano porta a riva anche le barche dei migranti, il Marocco è a non più di qualche ore di navigazione. Abbandonate nei tratti di spiaggia più selvaggi s'incontrano delle vecchie barche di legno che i giovani del luogo tirano vicino le dune di sabbia e poi si divertono con i graffiti. Restano poi lì sulla spiaggia come messaggeri di una umanità che, costretta dalla miseria delle ingiustizie e delle guerre, non vede altro futuro se non buttarsi per mare rischiando la vita tra i flutti dell'oceano inseguendo il mito di un occidente più evoluto e generoso. Alcuni ce la fanno altri no. 

Ecco che l'Oceano è anche questo, una energia complessa di elementi che si compenetrano gli uni agli altri, ma posso intuire anche gli echi di tante anime in viaggio nell'aldilà costrette anzitempo ad interrompere i propri sogni di una nuova vita oltreoceano. 


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