Mercato di Dantokpa
E' il più importante mercato dell'Africa dell'ovest, sia per il flusso dei prodotti commercializzati che per il numero degli acquirenti.
E' il più importante mercato dell'Africa dell'ovest, sia per il flusso dei prodotti commercializzati che per il numero degli acquirenti.
Si estende in modo tentacolare dalla sponda del fiume che attraversa la città di Cotonou invadendo i quartieri adiacenti che si confondono con Dantopka. Circa 2000 baracche di legno e latta animate tutti i giorni e per un gran numero di commercianti (la maggior parte sono donne) 24 ore su 24.
La fama del mercato è notevole in quanto numerosi commercianti della Nigeria, del Mali, del Burkina Fasu, del Niger e della Costa d'Avorio vengono ad acquistare merci e anche commercianti dal Camerou e da altri Paesi dell'Africa centrale sono frequentatori di questo mercato.
Un fenomeno che purtroppo si verifica a Dantopka e che non è stato sufficientemente studiato è lo sfruttamento economico di un numero scandaloso di bambini e bambine in tenera età da parte di tutrici, padroni di atelier e mercanti che ignorano quasi del tutto i diritti dei bambini.
La fama del mercato è notevole in quanto numerosi commercianti della Nigeria, del Mali, del Burkina Fasu, del Niger e della Costa d'Avorio vengono ad acquistare merci e anche commercianti dal Camerou e da altri Paesi dell'Africa centrale sono frequentatori di questo mercato.
Un fenomeno che purtroppo si verifica a Dantopka e che non è stato sufficientemente studiato è lo sfruttamento economico di un numero scandaloso di bambini e bambine in tenera età da parte di tutrici, padroni di atelier e mercanti che ignorano quasi del tutto i diritti dei bambini.
Bambini e bambine
Nel mercato si trovano moltissimi bambini e bambine ambulanti o stanziali sul luogo di vendita. Questi bambini fanno un po’ di tutto. In alcuni luoghi come sul parco Nord Zou e presso Mawule, alla vigilia di Tokpa (ogni cinque giorni il mercato é più vasto e frequentato e prende il nome di Tokpa) si può assistere, a partire dalla mezzanotte, a un vero traffico e scambio di bambine e bambini che vengono dal Togo e dal nord Benin. Ci sono donne che mercanteggiano il prezzo dei bambini e pagano i trafficanti. Molti bambini prendono poi la strada della Nigeria. Si tratta soprattutto di minori, la maggior parte in età dagli 11 ai 16 anni.
Cammino con attenzione per non calpestare mucchi di indumenti accatastati in ogni dove, spazi angusti pieni di cose, donne con i bambini sulla schiena sedute a terra che cuciono, aggiustano, separano; poco più in là altre donne friggono banane, cucinano riso e carne, intanto parlano a voce alta chiamando attenzione ai loro prodotti in vendita.
Acqua putrida rimasta dall’ultimo violento acquazzone riempie le buche dell'asfalto; mi muovo con cautela, evitando di finirci dentro.
Accompagnata da un locale mi addentro lentamente con molta discrezione e circospezione nel cuore del grande mercato, sentendomi in ogni caso un’intrusa.
Il gran vociare generale di donne e uomini che contrattano e bambini che strillano viene sovrastato dal rumore ritmico, martellante e assordante di ferro battuto; passo dopo passo cerco di non calpestare le lastre di metallo arrugginito ai lati delle baracche; l’odore intenso e acre della lamiera permea l’aria già irrespirabile. Giovani uomini lavorano a ridurre in lastre pentole vecchie, pezzi di auto arrugginiti e utensili abbandonati, lattine vuote.
Ecco, li scorgo, tanti, tantissimi bambini, dagli 8 ai 15 anni. Tanti bianchi lucenti sorrisi, tra gioia e stupore mi salutano, senza distogliere le mani dal lavoro. Ci ricevono mostrandoci orgogliosi i loro bellissimi e artistici manufatti: angioletti colorati fatti con le lattine riciclate, aeroplanini e motociclette costruiti con lamiera zincata saldata attorno alle candele di vecchie automobili, piccole lanterne costruite con lampadine e pezzi di lattine colorate. Tra i mucchi di ferro ammassati qua e là, alcuni di loro inventano al momento danze al ritmo di un canto tribale improvvisato, tanta è la gioia per la nostra visita.
Ecco, li scorgo, tanti, tantissimi bambini, dagli 8 ai 15 anni. Tanti bianchi lucenti sorrisi, tra gioia e stupore mi salutano, senza distogliere le mani dal lavoro. Ci ricevono mostrandoci orgogliosi i loro bellissimi e artistici manufatti: angioletti colorati fatti con le lattine riciclate, aeroplanini e motociclette costruiti con lamiera zincata saldata attorno alle candele di vecchie automobili, piccole lanterne costruite con lampadine e pezzi di lattine colorate. Tra i mucchi di ferro ammassati qua e là, alcuni di loro inventano al momento danze al ritmo di un canto tribale improvvisato, tanta è la gioia per la nostra visita.
Qualche giorno dopo ritorniamo al Mercato di Dantokpa per intervistare i ragazzi che lavorano il ferro. Si trovano all’interno di un vecchio container collocato nel mercato e adibito ad aula. Due mattine alla settimana per due ore consecutive i bambini ricevono un po’ d’istruzione ed hanno la possibilità di un confronto aperto tra di loro con la maestra. A volte cantano e ballano, altre ascoltano poesie, s’impara un po’ di numeri, un po’ di francese, comunque troppo poco.
All’interno della baracca il caldo è opprimente, dal tetto rotto rivoli di pioggia colano giù sopra i banchi. Poco dopo qualcuno porta un ventilatore. La lamiera arrugginita del vecchio container surriscalda ancor di più l’ambiente, ma i bambini sono contenti di riceverci. Il mio compagno di viaggio ha portato un cartone di merendine che vengono subito distribuite equamente a tutti i bambini dalla maestra. Chi infila le barrette nella cinta dei pantaloni, chi nelle tasche, al sicuro.
Cominciamo l’intervista. Justine, la maestra, traduce le nostre domande in fon ai bambini e poi ci riporta le risposte in francese. Alcuni di loro raccontano le loro esperienze. Pochi hanno studiato per due o tre anni poi la famiglia non aveva più soldi per mantenerli quindi sono dovuti entrare al mercato a servizio di un “padrone”. Altri sono arrivati al mercato da piccolini e non sono mai più usciti. Lavorano tutti i giorni tranne la domenica. Ricevono una piccola paga giornaliera che usano per comperarsi da mangiare, a volte i soldi non bastano ad assicurare un piatto di cibo. Alla domanda cosa vorreste per migliorare la vostra condizione, rispondono: “Studiare, imparare il francese per poter trattare con le persone, un pallone per giocare, un ventilatore stabile dentro la baracca e che sia riparato il tetto”
Quando vi ammalate o vi ferite cosa succede? A questa domanda tanti di loro mostrano dita della mano tumefatte, ferite alle gambe e al volto, noto anche lesioni infette; “Quando ci facciamo male il padrone aspetta che la ferita guarisca da sola, solo se non passa va a prendere la medicina.”
Marina Magro
Marina Magro
In strada a Cotonou |
Mercato di Dantopka |
Laboratorio tessile gestito da sole donne (i loro figlioli giocano sotto i tavoli) |
Mercato tessile |
Giovane lattoniere al Mercato Dantopka |
Al Mercato di Dantopka |
Bambini di strada rifugiati sotto il ponte a Cotonou |
Bambini lattonieri al Mercato di Dantopka |
bambini fanno "casa" sotto il ponte a Cotonou |
Pratiche religiose al Mercato di Dantopka |
bambini all'interno del conteiner-scuola al Mercato di Dantopka |
In strada a Cotonou |
Mercato artigianale a Cotonou |
Cotonou, mamme fuori della scuola (realizzata e attrezzata con donazioni internazionali) |
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