In un continuo divenire - Racconto/Riflessione -


un omaggio a Milano e alla Lombardia così duramente colpita
(siamo tutti con voi!)

Mi sveglio al rintocco delle campane della Iglesia del Divino Salvador: un solo rintocco segna la mezz'ora e non sapendo di quale ora aspetto un'altra mezz'ora per decidere se alzarmi o meno. Intanto che ascolto gli uccellini che con un gran fremito di ali e molti chiacchiericci si danno un gran daffare sull'albero di limoni davanti la finestra della mia camera il pensiero fluttua da qui all'Italia e mi trovo tante considerazioni passeggiare nella mia mente ancora fresca e libera. 

Vedo la geografia del territorio, le montagne i laghi i molti fiumi il mar Mediterraneo che bagna tutt'attorno la Penisola. Che meraviglia di territorio! Ma se voglio immaginarne i profumi mi devo spostare in qualche isola remota del sud. Tanto o poco abbiamo cementato e abbruttito i litorali e inquinato aria e acqua, risorse vitali. E poi l'arte, immensa quantità d'arte di cui ogni città porta testimonianza, patrimonio dell'umanità intera. Ma tantissima di quest'arte ha bisogno di essere restaurata, basti pensare a Venezia. Italia in decadenza. Un Paese così naturalmente bello e ricco di storia unico al mondo come abbiamo potuto trascuralo e abbruttirlo così tanto? 

Conto i rintocchi intanto che mi stiracchio, sbircio la Freya che sta ancora raggomitolata ai piedi del letto senza fiatare. Nel raggiungere la cucina accendo la stufa giapponese a olio ecologico, la notte fa ancora freddino e la mattina una mezz'ora di calore indotto è davvero piacevole.
Avvio il pc collegandolo ad una cassa di amplificazione per ascoltare un pò di buona musica in stereofonia che mi accompagni in armonia in questo avvio di giornata. Fintanto che faccio colazione m'incanto ad osservare due passeri che amoreggiano nel patio tra i vasi di margherite appesi alle pareti bianche come d'uso in Andalusia.

Stiamo attraversando un terribile momento storico in cui ci ritroviamo esseri fragili e vulnerabili testimoni di tanti lutti e dentro uno sfacelo sociale economico e culturale forse anche politico in cui tutto ciò che era la "normalità" viene stravolto da un virus. Il caos è il nostro presente.

Ma se sposto lo sguardo in avanti in un ipotetico futuro vedo il Paese Italia come un territorio con delle infinite bellezze da recuperare e lavoro per tutti. Dovremmo demolire non solo idee convinzioni e vecchi luoghi comuni inadeguati ma anche cementazioni deturpanti e inutili nelle città e lungo le coste, ripulire i corsi d'acqua e adottare strategie ecologiche per i nostri fabbisogni reali. Rendere l'aria respirabile e abbattere l'inquinamento diventa una priorità assoluta. E poi la sanità sarebbe auspicabile tornasse pubblica adeguata e gratuita per tutti, il diritto alla salute è un bene fondamentale in una società evoluta. 

M'immagino più parchi e luoghi belli con percorsi d'arte dove la gente possa incontrarsi creare collettività interazione in ambienti che ispirano al bello. Il turismo dovrebbe diventare sostenibile con progetti interattivi da creare condivisioni di saperi e culture. Recuperare l'immenso patrimonio d'arte che c'è in Italia dovrebbe diventare un mantra. Gli italiani sono per indole dei grandi creativi quindi meno burocrazia e spazio ai progetti più belli. Con tutto il patrimonio d'arte in dissesto che c'è in Italia, ci sarebbe da lavorare per decenni. 
Poiché l'arte nutre la nostra coscienza ci spinge al bello ai buoni sentimenti e ci eleva essa dovrebbe essere gratuita e raccontata spiegata in modo creativo. 

Lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Meno ore di lavoro, lavoro per tutti e più tempo per le relazioni per vivere. La vita terrena è un soffio non sprechiamola in cose ma diamole un valore umano di sentimenti e relazioni.
Ora siamo costretti a restare sul divano lasciando che questa guerra se la giochino i grandi potenti che ci governano ma sui nostri divani ci sono anche i leader di domani. Coraggio il cambiamento siamo tutti noi.

Basta con le grandi speculazioni gli opportunismi i favoritismi le corruzioni i credo che ci hanno così allontanato dalle bellezze naturali e dall'essere umani in viaggio su questo meraviglioso pianeta. 
L'uomo per sua natura umana tende al buono, la vita di ognuno è ispirata verso l'alto, ricordiamocelo. L'Io personale che risiede nella nostra individualità dovrebbe incontrare l'Io universale che è appunto parte del Tutto ponendo così le nostre azioni in relazione con il pianeta che ci ospita e con le reali esigenze dell'umanità. 

Basterebbe brevemente applicare qualche semplice concetto: Ciò che è bene per me lo è per tutta l'umanità, oppure : non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, rispetta il bene comune non ti appartiene è in prestito abbine cura. 

Se ogni essere umano si prendesse la responsabilità di sé stesso e delle proprie azioni ogni cosa potrebbe cambiare al meglio e questo mondo potrebbe diventare un luogo di condivisioni di saperi e bellezza. Dentro ognuno di noi ci sono talenti unici, scopriamoli, mettiamoli a disposizione!La ricchezza più grande è condividere, creare contatto umano autentico, essere veri, semplici, solo questo ci nutre veramente e ci fa stare bene davvero. 

La Freya mi ha raggiunta in cucina mentre sto scrivendo e sorseggiando il mio caffè si stiracchia mi guarda scodinzolando felice e fa un passo indietro, sta per partire il suo primo abbaio di richiamo che non riesco a stoppare, chi la conosce sa quanto acuto e tonante sia, come per dire: sei ancora con la testa tra le nuvole? usciamo? 

Vicenza e la Piazza dei Signori (veduta dal loggione della Basilica)


Vicenza e la bella Basilica Palladia













E poi ci sono i cieli (2) Racconto da Vejer



Dal mio precedente racconto in cui vi narravo del mio arrivo in Spagna lo scorso ottobre e dei preparativi natalizi, dell'accensione delle luci del 'Belen'  della 'zambomba flamenca' e della mia marmellata di limoni nella nuova dimora a Vejer  sono cambiate molte cose non solo qui in Spagna ma nel mondo intero piombato in un silenzio quasi totale.
https://marinamagro.blogspot.com/2019/12/e-poi-ci-sono-i-cieli-racconto-da-vejer.html 

oggi, 23 marzo 2020

Cammino sotto un cielo blu e terso dopo due giorni di estrema variabilità primaverile con forti e improvvisi acquazzoni, oggi il sole e questa luce meravigliosa fa sembrare tutto bello e più leggero. Odo i miei passi sulle pietre antiche dei vicoli e il tic tic tic delle unghie di Freya la mia perrita de agua che mi segue. Grazie a lei posso uscire per passeggiare perché anche qui a Vejer de la Frontera e i tutta Spagna come in molti altri Paesi nel mondo coinvolti dalla crisi causata dal coronavirus, vige l'obbligo di rimanere in casa. 

Mi sembra di essere in un villaggio che improvvisamente ha dovuto essere abbandonato, stormi di rondini e passeri volteggiano sopra la mia testa e sui i tetti a terrazza delle case bianche, o tra le fronde di qualche albero se la raccontano.

Per evitare la pattuglia dei vigili che fa la ronda in auto a passo d'uomo tra le calli e i vicoli di Vejer e anche per spendere un pò di energia mi arrampico sulle scalinate che portano da un vicolo all'altro del casco antiguo. Le porte dei patio spalancate a la miriade di piante verdi e fiorite in vaso tipico di queste terre mi confortano, c'è vita nella case, anche se non si ode una parola.

Una giovane donna con la mascherina sulla bocca cammina spedita a testa bassa evitando così d'incrociare il mio sguardo come potessi contagiarla con gli occhi, non si sa mai. Quanta paura si sta diffondendo tra le persone a causa di questo virus! Avverto la tremenda paura di contagio e di morire oltrepassare anche i muri delle case. 
Ma se alzo lo sguardo al cielo turchese affrescato da spumose nuvole bianche all'orizzonte e respiro il profumo dei fiori di limone mi riconnetto con la vita e coll'infinito. 

Stanno morendo a centinaia i nostri vecchi in Italia e nel mondo come se dovessimo in qualche modo togliere il passato dalla storia di cui loro sono testimonianza. Senza radici storiche ci spingeremo a cercare la radice dentro di noi nella nostra anima. 

La nostra natura umana si rivela in tutta la sua fragilità e limitatezza.

Il contatto salvifico lo troveremo in Madre Natura. Dobbiamo tornare ad una dimensione di rispetto e bontà; risvegliando in noi la facoltà morale come guida interiore potremmo trovare il senso e lo scopo delle nostre vite in relazione al Tutto.

E' sera a Vejer e come ogni sera quando le campane della Chiesa suonano le 8 improvvisamente come un tuono in mezzo al nulla si alza un battito di mani fragoroso e intenso di richiamo, sono i miei vicini  che spalancate le imposte o fuori sul patio ritmano a mo di flamenco un battere di mani gioioso come è tradizione in queste terre. Ci scambiamo saluti e battute da una casa all'altra per qualche minuto, c'è chi alza il volume su un pezzo musicale, chi fa urlare una sirena, insomma un miscuglio di suoni e parole dirompente che dura qualche minuto e poi piomba nuovamente il silenzio più lieve. E questo accade tutte le sere alla stessa ora in tutta Spagna, mi dicono, da quando è iniziata l'emergenza nazionale di protezione al contagio.

E' notte ormai anche la Freya dorme sul divano vicino a me e io qui a raccontare accanto alla stufa a legna che arde, grata di questo tepore naturale; solo un leggero crepitio dal fuoco acceso e il respiro della mia pelosa.
Il cielo di questa notte come un mare stellato e silente guarda giù e sorride.



Immaginare un nuovo mondo è possibile - Articolo/Riflessione - Imaginar un mundo nuevo es posible.




Madre Natura esiste da milioni di anni preservando nel corso del tempo i suoi ecosistemi da intrusioni offensive e dannose. Il genere umano calpesta il suolo della Terra da molto meno tempo da che essa esiste. Le popolazioni antiche rispettavano e temevano le forze della Natura tanto da  edificare la vita umana con cura e nel profondo rispetto degli elementi e degli ecosistemi attingendo forza e guida dal Sole e dalla Luna che veneravano e pregavano come Dei.

Siamo ospiti di questo pianeta ma non ce ne prendiamo più cura, il nostro egoismo, la nostra avidità ci ha accecato. Da quando le macchine hanno sostituito le mani dell'uomo e ancor più da quando i computer azionano macchine con estrema facilità raggiungendo scopi in brevissimo tempo abbiamo perso il contatto diretto con Madre Natura e quindi il senso della realtà di questa terra che ora vorremmo trasformare ad uso e consumo senza nessun rispetto, senza nessuna etica, inquinando le falde acquifere e l'aria che respiriamo, sfruttando e impoverendo suolo e sottosuolo, devastano foreste per cementare o per coltivazioni transgeniche  togliendoci l'enorme risorsa di ossigeno che rilasciano.

Arriva il 2020 e un virus sconosciuto in breve tempo ferma il mondo, non Madre Natura che da canto suo è sempre meravigliosamente attiva nel perpetuo processo di auto-rigenerazione, di auto-trasformazione, ma il mondo operativo, il mondo umano con il suo fare il suo andare il suo avere tutto e subito, veloce, senza rispetto, senza moralità. Il contagio è molto veloce anche se non mortale per i più, pericoloso per la popolazione anziana e per le persone con patologie, le moltissime persone già sofferenti sono in pericolo. 

Subentra da subito un fattore tremendo e comune agli umani di ogni latitudine in questi tempi sfrenati sempre agganciati e iper connessi al web, l'altro mondo, quello virtuale in cui tutti cercano di essere "qualcuno", di avere visibilità notorietà approvazione, qui l'ego cerca la sua rivincita, la sua gratificazione a una vita sfrenata e senza senso.

Il fattore tremendo è la paura di morire. 

Un virus sconosciuto alla scienza ci catapulta da un giorno all'altro nella paura della morte, ci rende improvvisamente miseramente umani e fragili.
Nel pieno di questa crisi mondiale in cui alcuni Paesi sono più colpiti di altri dal virus ci viene imposto dai governi di restare in casa per alcune settimane per limitare il contagio e per evitare a chi ce l'ha di trasmetterlo, poi si vedrà. Dobbiamo restare in casa.

Questa nuova dimensione di isolamento fisico potrebbe diventare una benedizione, un'opportunità per ascoltarci riflettere rivedere la propria vita, per farci qualche domanda e darci qualche risposta.
Vogliamo che l'umanità abbia un seguito su questa Terra per i nostri figli e per i nostri nipoti? Un seguito in prosperità e nella gioia? 

Il Cambiamento è ora a portata di mano, è chiaro e forte, ci viene chiesto dal Pianeta che ci ospita e dalla Grande Madre, Pachamama per il popolo andino e Qomolangma come la chiamano i tibetani.

Passato questo caos non sarà più come prima, ricordiamoci che il caos scompiglia, muove tremendamente tutto; ebbene lasciamoci scuotere, fluiamo nel disordine senza resistenza, quando avremmo rotto schemi vecchi e strutture mentali obsolete, troveremo poi un nuovo equilibrio.

Questo è il tempo per sognare, per immaginare un mondo nuovo, è il tempo di nuove idee, di cercare in territori inesplorati, di nuove invenzioni, di progetti lungimiranti, di coraggio, di iniziative che devono avere un comune denominatore: il benessere e la prosperità dell'umanità nel rispetto di Madre Natura. Una nuova coscienza dobbiamo maturare, ora.

Ricordiamoci che il pensiero muove e costruisce la materia. Il pensiero nasce da un'intuizione e può trasformarsi in progetto. Portiamo attenzione ai nostri pensieri, facciamo che siano luminosi, che portino luce e speranza, abbiamo tutti bisogno di un mondo migliore in cui vivere se vogliamo preservare l'umanità, tanto la Terra continuerà il suo viaggio meraviglioso anche senza di noi, vogliamo esserci o no?
              


foto: Cascais, Portogallo

La Madre Naturaleza ha existido durante millones de años, preservando sus ecosistemas de intrusiones ofensivas y dañinas a lo largo del tiempo. La humanidad ha estado pisoteando el suelo de la Tierra desde que existe. Las poblaciones antiguas respetaban y temían a las fuerzas de la naturaleza hasta el punto de construir la vida humana con cuidado y con un profundo respeto por los elementos y ecosistemas, obteniendo la fuerza y la guía del Sol y la Luna que veneraban y rezaban como dioses.

Somos huéspedes de este planeta pero ya no nos ocupamos de él; nuestro egoísmo, nuestra codicia nos ha cegado. Dado que las máquinas han reemplazado nuestras manos y aún más desde que las computadoras operan máquinas con extrema facilidad, alcanzando objetivos en muy poco tiempo, hemos perdido el contacto directo con la Madre Naturaleza y, por lo tanto, la sensación de realidad de esta tierra que ahora nos gustaría transformar. Su uso y consumo sin ningún respeto, sin ninguna ética, contaminando los acuíferos y el aire que respiramos, explotando y empobreciendo el suelo y el subsuelo, devastando los bosques para cementarlos o para cultivos transgénicos quitando el enorme recurso de oxígeno que liberan.

Llega 2020 y un virus desconocido en poco tiempo detiene el mundo, no la Madre Naturaleza, que por su parte siempre es maravillosamente activa en el proceso perpetuo de auto regeneración, de auto transformación; sino del mundo operativo, el mundo humano que con su acción quiere tener todo de inmediato, rápido, sin respeto, sin moralidad. El contagio es muy rápido, incluso si no es fatal para la mayoría de las personas, peligroso para la población de edad avanzada y para las personas con patologías, muchas personas que ya sufren están en peligro.

Inmediatamente un factor tremendo y común a los humanos de todas las latitudes se hace cargo, en estos tiempos sin restricciones siempre enganchados e hiperconectados a la web, el otro mundo, el virtual, en el que todos tratan de ser "alguien", para tener visibilidad, notoriedad, aprobación. Aquí el ego busca su venganza, su satisfacción por una vida salvaje y sin sentido.

El factor tremendo es el miedo a morir.

Un virus desconocido para la ciencia nos catapulta de un día para otro por miedo a la muerte, de repente nos hace miserablemente humanos y frágiles.
En medio de esta crisis global en la que algunos países están más afectados por el virus que otros, los gobiernos nos obligan a quedarnos en casa durante algunas semanas para limitar la infección y evitar que quienes la tienen la transmitan, después ya veremos. Tenemos que quedarnos adentro.

Esta nueva dimensión del aislamiento físico podría convertirse en una bendición, una oportunidad para escucharnos, reflexionar, revisar nuestra vida, hacernos algunas preguntas y darnos algunas respuestas.
¿Queremos que la humanidad permanezca en esta Tierra, para nuestros hijos y nietos? ¿Una continuación en prosperidad y alegría?

El cambio ahora está en nuestra mano, es claro y fuerte; nos pregunta el Planeta que nos hospeda y la Gran Madre, Pachamama para los pueblos andinos y Qomolangma como lo llaman los tibetanos.

Una vez que termine este caos, ya no será lo mismo que antes. Recordemos que el caos perturba todo tremendamente; bien, sacudámonos. Fluimos en el desorden sin resistencia. Cuando rompamos los viejos patrones y estructuras mentales obsoletas, encontraremos un nuevo equilibrio.

Este es el momento de soñar, de imaginar un mundo nuevo; es el momento de nuevas ideas, buscar en territorios inexplorados, nuevas invenciones, proyectos de futuro, coraje, iniciativas que deben tener un denominador común: el bienestar y la prosperidad de la humanidad con respeto a la Madre Naturaleza. Debemos madurar una nueva conciencia, ahora.

Recordemos que el pensamiento mueve y construye la materia. El pensamiento surge de una intuición y puede convertirse en un proyecto. Prestemos atención a nuestros pensamientos, los hacemos brillantes, que traigan luz y esperanza. 
Todos necesitamos un mundo mejor en el que vivir si queremos preservar la humanidad. Mientras tanto la Tierra continuará su maravilloso viaje, incluso sin nosotros, ¿queremos estar allí o no?


foto: Cascáis, Portogallo