Nati liberi - Racconto



Se ne stava seduto sopra un cuscino a gambe incrociate dentro il suo kurta-pajama bianco e giallo, gli occhi vivaci e acquosi e quel sorriso bianco ottico così contrastante sulla pelle color cuoio, aspettando il nostro silenzio poi, dopo qualche minuto, inizia col raccontarci una storia: 

- C'era un uomo che abitava in un villaggio dell'India, aveva un campo di banani che coltivava con amore per poi vendere al mercato la frutta matura e questo gli permetteva di approvvigionare quanto gli bastava per mantenere la sua famiglia. 

Un giorno arriva al villaggio un giornalista curioso che dopo aver osservato a lungo il contadino al lavoro nel mercato gli si avvicina per fargli una domanda: - Sei contento del lavoro che fai? 
Certo - gli risponde l'uomo e continua - si ho un campo con tanti banani che mi danno tanti frutti da vendere e così riesco a mantenere la mia famiglia. Mi da gioia vedere come le mie piante fioriscono e i loro frutti maturi sono davvero buoni. La mia vita è semplice ma non mi manca nulla di cui ho bisogno, né per me né per la mia famiglia. -  
Il giornalista insistente gli chiede : - ma se tu avessi un altro campo di banane e potessi così guadagnare il doppio cosa faresti?

Il medico indiano insegnante di Ayurveda era nella nostra classe di operatori con alcuni medici presenti per un suo intervento specifico e nessuno si aspettava un preludio così. Eravamo tutti incuriositi e silenti sorridevamo aspettando continuasse il racconto, già qui avevo intuito dove volesse andare a parare e mi divertiva un sacco il suo modo  di interloquire pulito semplice e diretto, come solo i bambini fanno.

E così continua: - il contadino dopo averci pensato un attimo risponde: - Se avessi un altro campo di banani potrei poi vendere i frutti nel mercato del villaggio vicino! - 
Il giornalista non contento continua: - E se avessi tanti, tanti altri campi di banane? -
Il contadino sorridente risponde: - Se fosse così potrei iniziare la vendita in un'altra città, avrei bisogno di aprire un ufficio che mi svolgesse la parte commerciale e mi organizzasse la distribuzione.-
- Diventeresti ricco,- insisteva il giornalista - e poi cosa faresti per far prosperare ancora la tua attività? 
- Magari potrei aprire un ufficio di esportazione in capitale - continuava il contadino sorridendo a questa eventualità.
- E poi cosa faresti con tanto denaro? insisteva il giornalista.
- Investirei in borsa - risponde il buon contadino.
- E poi? il giornalista non si accontentava.
- E poi con tanti soldi, stanco di tanto lavoro e magari vecchio finalmente potrei lasciare tutto per prendermi una piccola casa semplice in un villaggio come questo con un piccolo campo da coltivare.

Il medico indiano se ne stava sorridente dentro il suo comodo e fresco kurta-pajama bianco e giallo a guardarci ridere e commentare. Poi il silenzio e tanti sorrisi di gratitudine riempirono l'aula prima della lezione di Ayurveda, una sulla vita l'avevamo già interiorizzata.

A questa storiella penso spesso quando guardo il mondo fuori dalla finestra; quanto agire inutile frenetico ansioso per fare sempre di più e sempre più veloce, la legge della competitività e quella del consumo ce lo impongono.

Le quattro leggi cosmiche vediche dell'Ayurveda ci vengono incontro per spiegarci brevemente e profondamente il senso della vita, riportarci nella giusta direzione e orientarci nel cammino della vita. Sono i pilastri che costituiscono l'architettura di un percorso di crescita dell'essere umano.

Dharma, Artha, Kama e Moksa sono le leggi o scopi che trovano la loro origine nelle antiche scritture vediche. Esse rappresentano i punti fondamentali dell'intero universo. Il cosmo è come l'essere umano, strutturato con leggi e desideri come quelli che noi sperimentiamo nella nostra vita. Siamo microcosmi all'interno di un macrocosmo.

Dharma è il primo scopo o la prima legge che tradotta dal sanscrito assume questo significato: 'L'ordine cosmico a cui tutto si rifà', che sono i principi etici e morali. Quindi l'input è: costruisci, fai ciò che è giusto, dai un ordine alle cose, mettiti a disposizione della vita.

Artha significa 'abilità e utilità per la vita' (è il lavoro); che tu possa con le tue giuste azioni acquisire prosperità abbondanza successo e benessere non solo per te stesso ma per l'intero creato.

Kama è il piacere l'amore l'emozione; godi la vita, ama, gioisci. E' il piacere dei sensi, della bellezza, dell'amicizia, dell'intimità. Vivi con passione. In fondo le passioni governano le nostre azioni più belle.

Moksa è la liberazione, l'elevazione spirituale; è un raggiungimento, è la nostra natura. Dopo che abbiamo vissuto pienamente le leggi precedenti arriva il momento di lasciare andare tutto quello che produce attaccamento a cose, a convinzioni, a sofferenze. Non ne hai più bisogno, lo spirito necessita di leggerezza e libertà. 

La vita è un dono meraviglioso, ognuno di noi può guardare se stesso nelle proprie relazioni, nelle proprie passioni, sulla propria interazione col mondo, non scordando che siamo nati liberi e liberi dovremmo ritrovarci alla fine di questo cammino di vita.



foto: 2007 India durante il servizio in un orfanotrofio in cui praticavo massaggi ayurvedici (e non solo) ai bimbi piccolissimi.







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