Riscoprire il sacro in noi per rendere sacre le nostre azioni. - Conoscenza e Spiritualità -



Come è possibile riconoscere il valore e la sacralità di un eco-sistema, di cui noi umani siamo parte, se viene visto come una mera serie di oggetti, animali, piante, minerali, fiumi, a disposizione come risorse infinite per essere sfruttate? La Terra è diventata un magazzino infinito di materiali grezzi che possono essere utilizzati per soddisfare i propri illimitati desideri.


Basta osservare antropologicamente le civiltà antiche per accorgersi che né gli indiani d'America, né gli aborigeni australiani si sentivano separati dal cosmo e non credevano neppure d'esserne i padroni. L'ideologia occidentale invece si basa su questa fede e da tale fede sono nate le grandi metropoli, come mondo separato dalla natura in cui l'offerente deve cercare di suscitare bisogni sempre nuovi e mirati. (Simmel, "La metropoli e la vita dello spirito").


L'uomo moderno, perdendo il contatto con la natura e il sacro ha perso il contatto con una enorme parte di sé. Ma la società moderna e post moderna ha del tutto rimosso questa realtà interiore, spostando ogni interesse verso l'esteriorità totale. In questa rimozione individuale, ma sopratutto sociale, si possono individuare le radici profonde del malessere esistenziale delle società tecnologicamente avanzate.


Nella visione occidentale il sacro è stato definitivamente accantonato anche se molte persone cercano una reale soddisfazione a questo "bisogno del sacro" che caratterizza l'essere umano da millenni. Per risvegliare il sacro c'è bisogno di praticare una spiritualità universale e non dogmatica, con cambiamenti concreti a livello della propria coscienza. 


In questo percorso l'Ayurveda ci può dare degli insegnamenti preziosi e universali. L'Ayurveda è la scienza della conoscenza della vita ed è una delle più antiche visioni filosofiche scientifiche della natura giunte fino a noi. Un patrimonio inestimabile di conoscenza sulla vita, sull'essere umano. 


La persona che desideri quindi risvegliarsi ad una coscienza divina e Naturale e riscoprire il sacro dentro di sé, necessita di applicarsi con disciplina amorevole nelle pratiche interiori di cura quotidiana, ricercando un nuovo rapporto col cibo (che sia colmo di Prana), sulla base della propria costituzione, un buon controllo degli organi sensoriali, un risveglio consapevole dei vari aspetti legati a ciò che comunemente chiamiamo Mente. 

 

Il Manas, o mente esteriore, raccoglie infinite informazioni dal mondo intorno a noi, tramite gli organi sensoriali i cui sensi sono come porte aperte sul macrocosmo. Tali informazioni attivano le emozioni generando in noi un mondo di illusioni di cui l'ego, la nostra struttura, si nutre. L'Amore non è un'emozione ma una scintilla divina, è uno stato interiore e profondo non definibile, l'Amore è. Quando associamo l'amore con le nostre azioni, stiamo nutrendo il nostro ego e cadiamo nelle illusioni.


La vera intelligenza, Bhuddy, è nella facoltà di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Meno inquinati siamo (cibo industriale, tabacco, alcool, farmaci e droghe) più le nostre facoltà sono attive. Più profondamente in noi c'è Jiva, entità eterna d'energia cosciente che noi chiamiamo anima e che ha sede nel cuore. Tale entità è ciò che realmente siamo, vita dopo vita. 


L'energia cosciente e eterna, chiamata anima, è legata al corpo non in modo reale ma illusorio, come in un sogno e finché non ci si risveglia il sogno costituisce la realtà. La vita non è un fenomeno meccanico, chimico o fisico ma un fenomeno energetico-intelligente-spirituale. L'intelligenza artificiale (IA) non potrà mai sostituire l'uomo nella sua pienezza, la formazione del giudizio, che è uno stato della coscienza, è impossibile da programmare al computer.


E' il Purusha che vede, è lui lo spettatore consapevole di ciò che la mente e il cervello gli offrono del mondo esterno e una macchina non potrà mai sostituire il Purusha, in quanto entità immateriale, energia superiore all'energia materiale.

Ogni giudizio presuppone un'attività interiore, dell'anima. I piccoli Purusha sono, nella tradizione vedica, frammenti del grande Purusha, Dio stesso:


Poi il Purusha Supremo desiderò percepire gli odori, e 

allora apparvero le narici e la respirazione. 

Si manifestarono anche il naso e gli odori...

Quando nacque il desiderio di pensare all'attività della 

propria energia, il cuore (la sede dell'anima), la mente...

e tutte le forme di desiderio furono manifestati.


Srimad-Bhagavatam




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