ch'io non perda mai la carezza dell'uno nei giochi dei molti.


Mi hai fatto conoscere
ad amici che non conoscevo.
Mi hai fatto sedere
in case che non erano la mia.
Mi hai portato vicino il lontano,
e reso l'estraneo un fratello.
In fondo al cuore mi sento a disagio
quando abbandono l'abituale rifugio;
scordo che il vecchio dimora nel nuovo,
e là tu stesso hai dimora.
Attraverso la nascita e la morte,
in questo oppure in altri mondi,
ovunque mi conduci, sei tu,
lo stesso, unico compagno
della mia vita senza fine,
che unisci con legami di gioia
il mio cuore a ciò che non è familiare.
Quando uno ti conosce,
nessuno è un estraneo,
nessuna porta è chiusa.
Oh, esaudisci la mia preghiera:
ch'io non perda mai la carezza,
dell'uno nei giochi dei molti.


R. Tagore

(foto: Laos - villaggio sulla riva del Mekong)

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