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Sono Marina Magro, da sempre appassionata a culture e filosofie orientali.
Il mio libro “Odore di Perù” racconta di un viaggio che ha segnato uno dei passaggi più significativi della mia vita mettendomi a nudo e rendendomi nuovamente libera. La stesura di questo libro arriva dopo anni di grandi cambiamenti e numerose avventure iniziati dopo una esperienza di cancro ed una di pre-morte a seguito delle quali ho rivolto i miei studi e la mia pratica all’Ayurveda e allo Yoga, formandomi successivamente come operatrice ayurvedica dopo un percorso di studio presso la Scuola di Medicina "Ayurvedic Point" di Milano terminato nel 2005.

L’interesse antropologico inteso come esplorazione di un'umanità in cammino tra culture e tradizioni spirituali e anche come mio cammino di ricerca interiore mi ha spinto a viaggiare molte volte nella vita ma i viaggi più importanti e significativi sono stati quelli dell'ultimo  ventennio, probabilmente perché la mia percezione del mondo e dell'umanità è supportata da una maggiore consapevolezza e da una coscienza sveglia.

Nell’anno 2006 dopo un'esperienza di auto guarigione (tumore risolto in un sogno consapevole) vivo la mia rinascita a nuova vita in viaggio nel sud del Perù, sulle Ande per tre mesi in solitaria, incontrando gli indios quechua e l’antica cultura inca.
 Il contatto con la natura selvaggia ed incontaminata mi accompagna a riscoprire l’essenzialità delle cose ed il valore dei rapporti umani. Da questo viaggio nasce il romanzo intitolato: "Odore di Perù".

Nell’anno 2007 sono in India per qualche mese prestando servizio in un orfanotrofio che accoglie bambini abbandonati e di strada in Andra Pradesh, con cure e pratiche ayurvediche rivolte sopratutto ai neonati.

Il 2008 mi vede attore e testimone di un progetto di cooperazione internazionale rivolto ai bambini lavoratori nel Sud del Mondo, in Benin Africa sub-sahariana, da cui un reportage completo anche di fotografie 

Negli anni 2009/2014 un bisogno profondo di solitudine, contemplazione e contatto con natura e silenzio mi fa vivere gran parte del mio tempo in Grecia, prima all'isola di Alonissos e successivamente a Cefalonia.

A seguito del mio primo viaggio in Nepal nel 2014, in collaborazione con l'Assessorato Partecipazione di Vicenza il 28 febbraio 2015 presento a Villa Tacchi una personale mostra fotografica dal titolo - Nepal cultura tradizioni spiritualità e infanzia - dando vita ad  un
progetto di scolarizzazione per alcuni bambini orfani che vivono in un remoto villaggio nel Terai. Un bambino istruito, anche se solo elementarmente, ha maggiori possibilità poi di trovare il suo spazio nella società. L'evoluzione dell'essere nasce nella conoscenza.


Dopo il terremoto, che il 25 aprile 2015 colpisce così tragicamente il Nepal, mi impegno a proporre più volte questa mostra in altre sedi per condividere la mia esperienza di viaggio e di solidarietà e continuare a sostenere le rette scolastiche dei bambini del Terai. 

L'11 Marzo 2016 si inaugura la Mostra
Fotografica "Nepal" presso la Biblioteca Hugo Pratt, Lido di Venezia (patrocinata dal Comune di Venezia Pelestrina). 

Del 2016 un viaggio nel Giappone culturale e rurale, da cui un racconto: "Un incontro speciale, En"
e successivamente nel 2018 una presentazione fotografica del diario di viaggio al Teatro San Marco di Vicenza (30 novembre 2018)

https://youtu.be/6H-Q4-sDTU0 (video "sogno giapponese")




Tra febbraio e marzo del 2017 viaggio nel Laos del nord dove rimango per un mese, da questo viaggio un racconto intitolato: "Il risveglio del villaggio (Muang Gnoi Deua)".

A dicembre 2017 un breve viaggio in Portogallo e un'esperienza dai risvolti drammatici da cui un racconto: "Le coincidenze sono punti di contatto".
https://marinamagro.blogspot.com/p/foto-il-fado-lisbona-ogni-viaggio-offre.html

2018 anno intenso di eventi e di esperienze mi porta ad esplorare il mondo gitano prima a Granada (Spagna) successivamente a Saint Marie de la Mer (Francia) portando alla luce un forte collegamento spirituale con le tradizioni induiste, sembra infatti che queste popolazioni nomadi provengano per lo più dal nord India.

Un viaggio in Tibet e nuovamente in Nepal risveglia in me una forte connessione ancestrale e spirituale con madre natura e le popolazioni autoctone, sopratutto l'avvicinamento alla grande montagna sul tetto del mondo, l'Everest chiamata dai tibetani Qomolangma, la Grande Madre. Da questo viaggio un racconto: "Everest - Qomolangma la Grande Madre"

http://marinamagro.blogspot.com/p/blog-page_28.html 

Il 17 Novembre mi vede ospite al Mudec di Milano in occasione dell'anno dedicato al Perù nel progetto - Scritti dalla Città Mondo -


Con Marco Brio, Marina Magro. Intervengono Irina Bajini e Emilia Perassi. A cura del Centro di Ricerche Inter-universitario sulle Americhe Romanze CRIAR con il patrocinio UNIMI e Consolato Generale del Perù a Milano presso il MUDEC - Museo delle culture.

Nel maggio 2019 sono ospite al Consolato del Perù a Milano a presentare il mio "Odore di Perù" condividendo l'esperienza del viaggio nella cara Pachamama in un abbraccio fraterno con la comunità peruviana che vive a Milano.
https://marinamagro.blogspot.com/2019/05/consolato-del-peru-milano-odore-di-peru.html

Amo l'arte, le culture e le tradizioni spirituali dei popoli ancora poco inquinati dalla globalizzazione, amo la bellezza che sta nei cuori delle genti e con la scrittura e la fotografia cerco di trasmettere ciò che di bello, vibrante e sorprendente riesce a catturare la mia attenzione e la mia immaginazione. Voglio sviluppare connessioni culturali e sociali tra realtà diverse e lontane. L’arte e la cultura, veicoli di conoscenza, comunione e solidarietà.

Il 2019 si chiude con il mio trasferimento nel sud della Spagna, viaggio fatto in auto con la mia pelosa Freya. Vivo a Vejer de la Frontera un piccolo villaggio bianco nel cuore andaluso a una manciata di chilometri dall'Atlantico. Cosa mi porterà questo viaggio lo scoprirò vivendolo. 

Eccomi di ritorno in patria, siamo nella primavera del 2021 e di cose ne ho scritte in questo anno e mezzo vissuto in Andalusia. Il periodo drammatico di stravolgimento sociale e sanitario a livello globale, cominciato a febbraio 2020 e ancora in atto, ha reso ancora più profondo l'ascolto interiore, grazie anche al contatto salvifico con l'Oceano. Consapevole della grande sofferenza spirituale che molti vivono, scrivo brevi racconti/riflessioni sviluppando temi legati alla natura più intima e profonda dell'essere umano, sperando essi possano essere fonte d'ispirazione.
Siamo tutti connessi in questo meraviglioso universo pieno d'amore, impariamo a sentirlo dentro di noi. Alcuni titoli qui sotto:


Per chi fosse interessato a intraprendere un cammino di conoscenza ed esperienza che risvegli la Coscienza e i poteri psichici connessi al Prana, l'energia vitale, propongo con la gioia di condividere:

Seminari di Ayurveda e Respiro Yoga 
 (Vicenza)

L'Ayurveda è la scienza della conoscenza della vita ed è una delle più antiche visioni filosofiche scientifiche della natura giunte fino a noi. Un patrimonio inestimabile di conoscenza sulla vita, sull'essere umano.
Il percorso è rivolto a chi sente la spinta a riConnettersi con la Vita nella sua pienezza con cuore aperto e mente curiosa, a chi sente la spinta dell'anima a volgersi alla conoscenza di Sè, esplorando, ascoltando, respirando, osservando, iniziando dalla propria interiorità.
Possiamo creare una nuova realtà. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno già ci appartiene, basta risvegliarlo!

Contatto: 
marinamagro1@gmail.com
0039 3272009095

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Ayurveda e Respiro Yoga

 


Seminari di Ayurveda e Respiro Yoga 
(a Vicenza)

L'Ayurveda è la scienza della conoscenza della vita ed è una delle più antiche visioni filosofiche scientifiche della natura giunte fino a noi. Un patrimonio inestimabile di conoscenza sulla vita, sull'essere umano. 
Il percorso è rivolto a chi desidera riConnettersi con la parte più vera e libera di sé, con cuore aperto e leggero e mente curiosa. Conoscenza e pratiche per armonizzare corpo mente spirito e riscoprire quel Sapere che appartiene alla Memoria dell'essere umano. Vieni a provare, sarai il benvenuto! 

marihz@ymail.com
0039 3272009095


Marina Magro formata presso la Scuola di Medicina Ayurvedica di Milano, impegnata nel cammino di crescita spirituale esprime le sue competenze nel massaggio e conducendo seminari per diffondere l'Ayurveda.



India, a Vijayawada in un giorno qualsiasi (breve racconto)


Un gruppetto di case sparse in qualche ettaro di terreno tra verdissime e rigogliose aree verdi che costeggiano i viali di terra rossa troppe volte allagati dalle violenti piogge monsoniche. In ogni casa vivono quaranta o cinquanta bambini o bambine dai pochi giorni di vita ai quindici anni e la sveglia per tutti loro, eccezione per i piccolissimi della nursery che hanno ritmi propri, è alle sei e mezza della mattina.

La mom dà la sveglia nella propria casa ai pargoli che vi abitano. Lentamente, nella calura afosa mattutina, le quattro mura si animano di voci assonnate e passi lievi che ben presto diventano toni stridenti di richiami, confusione di movimenti, acqua che scorre nelle docce, porte dei gabinetti che sbattono. Tutti i piccoli abitanti della casa si prestano per una buona mezzora a rassettare e pulire e poi tutti seduti a terra nella sala comune per la preghiera recitata a voce alta come una tiritera che in qualche modo concilia gli animi all’inizio di un nuovo giorno.


Poi, in silenzio fuori nel cortile, tutti i bambini si mettono in fila e si avviano alla caffetteria per la colazione: riso con uova e una tazza di latte, quanto necessario per integrare un po’ di nutrimento ed energia. L’ultima ripassata al libro di studio e poi alle nove e un quarto la scuola comincia. Sembrano tanti soldatini nella loro divisa a quadretti verde e bianca e mentre li guardo sfilare in ordine di altezza con le cartelle troppo grandi appese alle spalle incontro i volti illuminati, non solo dal sole, e nelle loro voci uno zampillo di gioia: “good morning mom”.


Pochi passi oltre il cancello del villaggio se ne apre un altro sul cortile della scuola che accoglie anche i bambini del villaggio che si sviluppa alle spalle di D. home, bambini poverissimi ma che ancora hanno una famiglia.

Lentamente il villaggio/orfanotrofio si svuota dei suoi giovani abitanti; rimangono le mom, le donne che fanno servizio di pulizia, gli uomini che mantengono i giardini e le aiuole sempre in ordine e il personale dell’ufficio che meticolosamente scheda ogni singolo bambino con foto e dettagli di salute e malattia, provenienza, eventuali seppur rari dati anagrafici e nome dello sponsor.


Il sole già alto fa risalire velocemente la temperatura e l’umidità sempre elevata rende l’aria e la calura insopportabile. Anche percorrere pochi metri diventa una doccia di sudore. Attorno alla vita dei bambini molti adulti si prodigano a lavorare per produrre quanto necessario alla gestione delle loro attività e ai fabbisogni quotidiani.


Un fabbricato di basse casette affiancate una all’altra ospitano alcuni laboratori all’interno del villaggio. Nella lavanderia vengono lavati e stirati tutti gli indumenti dei seicentocinquanta bambini e ragazzi. Si utilizzano delle vasche di pietra per immergere il bucato e poi i panni vengono stesi su lunghi fili dondolanti al sole fuori sul prato. Vecchi ferri da stiro scaldati con le braci e sollevati a forza da giovani uomini passano tutti i vestimenti che, successivamente, vengono ripiegati con ordine.


A fianco la lavanderia c’è Carlo, il temuto barbiere, che troppe volte per eliminare il problema dei pidocchi rade i capelli a zero, sia a maschietti che alle povere bambine che, negli anni di permanenza in orfanotrofio,  non riescono mai a farsi i capelli lunghi per una treccia. Bisogna sapere in India la rasatura dei capelli imposta alle donne è un affronto alla loro integrità e dignità dato che solo le vedove e le prostitute vengano rasate, ma per l’igiene si sceglie la soluzione più rapida.


Altro importante laboratorio è la sartoria, un grande capannone con al centro un enorme tavolo su cui appoggiano pile di stoffe colorate, forbici da lavoro e metro sartoriale. Addossati alle pareti alcuni uomini e donne pedalano alle vecchie macchine da cucire confezionando divise a quadretti bianchi e verdi per i bambini e bianco azzurro o rosa per il personale di servizio.


Dietro la scuola altri capannoni ospitano diverse botteghe in cui vengono prodotte le cartelle e i quaderni scolastici, le ciabatte e i sandali di plastica, non solo per gli ospiti del villaggio, ma anche per gli altri cinque mila bambini che questa ONG sostiene con il prezioso contributo di altrettanti generosi sponsor in altri edifici e zone della provincia.

Inoltre c’è un’officina in cui si preparano arti artificiali per tutti i bambini portatori di handicap e qualora ci fosse bisogno di una modifica, sempre ci sia un adulto che se ne accorga, dato che i bambini non si lamentano mai, dopo una ripetuta richiesta alla direzione la correzione all’arto viene fatta.


C’è anche un laboratorio che utilizzando sete più o meno preziose confeziona accessori come buste, album fotografici, tovagliette ed altro che poi verrà venduto alle cene sociali e nei mercatini in Italia per raccogliere ulteriori fondi.

Una grande fattoria occupa gran parte del terreno con stalle di mucche e bufali, ogni vacca fa nove litri di latte al giorno. Poi c’è il gregge di capre, il recinto con i conigli, l’allevamento di polli e tacchini ed infine la porcilaia (anche se i bambini di carne ne mangiano pochissima e raramente)


Un mondo di lavoro rurale e artigianale che si sviluppa e viene sostenuto da generosi benefattori grazie ai fabbisogni del villaggio e della gente che lo vive.

Nella pausa del pranzo i bambini rientrano al villaggio in piccoli gruppi per mangiare: riso con un po’ di verdure e poi ritornano alla scuola fino alle 16:30.

A quell'ora del pomeriggio tutto si anima nuovamente di voci, grida, corse nei prati, giochi improvvisati con palle e pezzetti di legno che fanno saltare e volare con gran abilità senza controllarne la direzione, a volte, i più grandicelli, improvvisano partitelle di cricket o di footboall.


Le bambine invece preferiscono stare in cortile a chiacchierare o guardano alla televisione i soliti dvd di film musicali Boliwoodiani imitandone i balletti alla perfezione. Alle ragazze piace molto ballare e la musica indiana infonde un ritmo davvero coinvolgente e sensuale.

Le televisioni sono a circuito chiuso e si possono vedere solo i dvd forniti dalla direzione, un solo quotidiano si trova esclusivamente a disposizione degli impiegati presso l’ufficio.


Alle sei della sera tutti i bambini si riuniscono nella sala grande della propria casa per studiare fino le sette e un quarto, poi c’è il rito della preghiera comune e finalmente si va alla caffetteria per la cena: riso, verdura e un uovo, una volta alla settimana un po’ di pollo. Per un’altra ora tutti i bambini sono liberi d’incontrarsi e vagare per i viali fioriti tra le soffuse luci dei lampioni. L’umidità della notte forma una coltre sottile di nebbia che tutto avvolge rendendo l’atmosfera statica, densa e sempre calda. Le voci si diradano e tutti gli abitanti del villaggio sono nelle proprie case a prepararsi per la notte.

 

Lo spazzolino da denti, non sempre personale, passa di mano frettolosamente sotto il rubinetto, non c’è una mamma per ognuno che insegna quanto sia importante l’igiene orale, solo un dentista volontario che due volte all’anno, per un breve e intenso periodo, si prende cura di tutte quelle bocche dando saggi consigli con un sorriso comprensivo e mano amorevole, regalando spazzolini e dentifrici anche se sa che spesso verranno venduti per qualche rupia.


Ormai è buio, anche le fastidiose e appiccicose mosche non disturbano più. 

Un concerto strepitoso di rane, grilli e corvi gracchianti accompagna la notte. Alcuni cani randagi vagano liberamente nei viali lanciando guaiti che si disperdono nei campi. Una guardia passa ogni tanto in bicicletta per i viali annunciandosi con il fischietto, c’è chi dice che così facendo spaventa le vipere.


Foto: bambini riuniti per una festa all'interno del villaggio.


Questo racconto è collegato ad un altro, - L'Amore che tocca e trasforma -

 https://marinamagro.blogspot.com/p/ho-incontrato-dei-sorrisi-meravigliosi.html


Democrazia, antitesi tra paradigma materialistico della società moderna e paradigma spirituale delle società antiche.






Penso al significato della parola "democrazia" e mi torna alla mente il Dott. De Donno e la sua terapia del plasma iperimmune. La definiva una terapia "democratica" perché utilizzava il plasma donato dai pazienti guariti dalla Covid 19   per permettere ad altri malati di guarire. E funzionava. Molte persone sono state beneficiate da questa terapia a costo vicino allo 0. Ma qui sono sorti i problemi.


In una società materialistica fondata sul capitalismo, sulla speculazione e sul lucro non è stata permessa una terapia democratica senza costi dato che non avrebbe portato alcun vantaggio alla finanza delle grandi case farmaceutiche che avevano ben altri scopi. Il triste epilogo della recente vicenda collegata ad Dott. De Donno la conosciamo tutti.


Tornando al significato della parola "democrazia" mi sposto ad una cultura antica e lontana dal mondo occidentale, la cultura quequa o andina. Il principio dell'Ayni era, per le popolazioni che vivevano sperdute in remoti villaggi sulle Ande, un valore importantissimo che garantiva la sopravvivenza e generava equità e condivisione.

 

Ayni è il principio della reciprocità, l'atto di dare e di ricevere, accumulare per redistribuire. Nella tradizione andina è tutt'ora il solo comandamento morale ed è anche il principio cosmico che regge la realtà.

Nelle Ande l'Ayni è un'attitudine nei confronti della vita, è la legge della reciprocità che regge tutti gli aspetti e le esigenze delle popolazioni andine. Si applica ancora nel lavoro comunitario, nelle relazioni sociali e familiari e nel rapporto con Dio.


L'origine della parola "democrazia" riporta nell'antica Grecia e il suo significato potrebbe essere riassunto come - potere al popolo -. Accadde nel quarto/sesto secolo avanti Cristo e prima di allora? I testi sacri raccontano di popolazioni antiche molto  evolute sopratutto spiritualmente che vivevano in prosperità e pace. 


Nell'antica civiltà vedica (anteriore a 5000 fa) ogni elemento della realtà era percepito come sacro e ciò impediva ogni sorta di sfruttamento e distruzione. Le società vediche erano basate su una reale educazione familiare e sociale. La socializzazione secondaria era affidata al guru, un maestro di vita e di conoscenza tradizionale; tale processo educativo risvegliava nel ragazzo le sue capacità più profonde e la consapevolezza di ciò che avrebbe voluto e potuto compiere all'interno della società.


Per l'uomo vedico la natura e la società erano realtà divine con lo scopo di permettere ad ogni essere di evolvere in direzione del divino stesso. La struttura sociale vedica era organizzata secondo due modalità fondamentali: le qualità innate materiali di ogni individuo e il livello di coscienza spirituale (varnashrama-dharma : sistema sociale vedico).


Per tornare ad una vera democrazia oggi è necessario tornare a mettere al centro Dio, il sacro, Madre Natura. 

La politica dovrebbe essere un servizio gratuito che persone con competenze diverse offrono per il bene di tutti. Le cariche dovrebbero essere provvisorie, a tempo limitato e a rotazione. Ci vuole una rivoluzione culturale e, prima ancora, di coscienza o spirituale.


foto dal mio viaggio in India



Come un Tempio


 Ovunque io vada porto con me 
non solo il mio corpo fisico
ma anche tutta l'energia e 
tutto lo spirito 
che esso possiede 
da tutte le esperienze e gli incontri vissuti.

AHIMSA, la non violenza è la via per la Pace - Conoscenza e Spiritualità -




Tutte le tradizioni spirituali e di guarigione del subcontinente indiano sono basate sul concetto di Dharma o legge naturale. Dharma è una parola sanscrita che si riferisce alle leggi di Verità che governano l'universo. Su questo fondamento universale bisogna basare le proprie azioni perché abbiano il sostegno dell'universo. Vivere secondo Dharma, cioè seguendo ciò che è giusto, dona salute e felicità perché mette in contatto con le forze cosmiche benefiche, inoltre dà pace e permette di seguire la pratica spirituale. Se proviamo dolore, disarmonia, problemi psicologici o disturbi emotivi, si sta vivendo fuori dall'armonia con l'universo.


Il più importante Dharma etico è Ahimsa, tradotto come "non violenza" ma più precisamente significa "non nuocere", cioè avere un atteggiamento mentale per cui non si desidera fare del male a nessuna creatura, non solo esseri umani ma anche piante, animali e tutto l'ordine naturale.


Ahimsa deve riguardare non solo le nostre azioni ma anche come parliamo e cosa pensiamo, se ospitiamo pensieri che danneggiano il prossimo, se siamo impegnati in azioni violente, distruttive che tendono a manipolare gli altri, non possiamo essere in pace nemmeno con noi stessi. 


Ahimsa sta alla base del consiglio ayurvedico di seguire una dieta vegetariana e si estende a tutte le prescrizioni di cura naturali. Il cibo per fornire un sano nutrimento ai nostri tessuti e infondere una buona energia vitale deve portare con se l'energia dell'amore non dello sfruttamento. Anche le nostre azioni, compreso il lavoro, dovrebbero seguire un'energia d'amore e non causare danno ad altri o al pianeta. Non possiamo avere successo nella vita o conquistare saggezza a spese del mondo in cui viviamo.


Ahimsa è il principio più importante per conservare la salute mentale perché rimuove alla base la nascita di emozioni negative nella mente. E' il principio anche per la salute sociale perché taglia alla radice i conflitti, la violenza che nasce da frustrazione e rabbia.


Ahimsa non è solo accettazione e passività, per prevenire il male a volte bisogna agire in modo forte e deciso, come accade ad un vero guerriero difensore della Verità (Dharma). Proteggere gli altri è un altro aspetto di Ahimsa, la via vedica del guerriero o dello spirito eroico.


Per promuovere la pace nel mondo dobbiamo coltivarla seriamente prima dentro di noi, c'è bisogno di una profonda comprensione interiore e tanto più ci si spinge verso un cambiamento esterno, tanto quanto dobbiamo rivolgerci all'interno di noi stessi. La non violenza deve riconoscersi dentro noi stessi attraverso una purificazione fisica e mentale per poter attivare quella forza sana, eroica che ci porterà a camminare insieme, in un anelito di fratellanza verso un reale cambiamento di coscienza.


Canto/Preghiera per invocare la Pace e trasmettere la forza della non violenza e la sua grande energia curativa:


Possano tutti gli esseri trovare la felicità

Possano tutti essere liberi dalla malattia.

Possano tutti vedere ciò che è propizio.

Possano tutti evitare la sofferenza.

OM, pace, pace, pace.


fotografia: dal terrazzo/tetto della casa in cui ho vissuto a Vejer de la Frontera

Riscoprire il sacro in noi per rendere sacre le nostre azioni. - Conoscenza e Spiritualità -



Come è possibile riconoscere il valore e la sacralità di un eco-sistema, di cui noi umani siamo parte, se viene visto come una mera serie di oggetti, animali, piante, minerali, fiumi, a disposizione come risorse infinite per essere sfruttate? La Terra è diventata un magazzino infinito di materiali grezzi che possono essere utilizzati per soddisfare i propri illimitati desideri.


Basta osservare antropologicamente le civiltà antiche per accorgersi che né gli indiani d'America, né gli aborigeni australiani si sentivano separati dal cosmo e non credevano neppure d'esserne i padroni. L'ideologia occidentale invece si basa su questa fede e da tale fede sono nate le grandi metropoli, come mondo separato dalla natura in cui l'offerente deve cercare di suscitare bisogni sempre nuovi e mirati. (Simmel, "La metropoli e la vita dello spirito").


L'uomo moderno, perdendo il contatto con la natura e il sacro ha perso il contatto con una enorme parte di sé. Ma la società moderna e post moderna ha del tutto rimosso questa realtà interiore, spostando ogni interesse verso l'esteriorità totale. In questa rimozione individuale, ma sopratutto sociale, si possono individuare le radici profonde del malessere esistenziale delle società tecnologicamente avanzate.


Nella visione occidentale il sacro è stato definitivamente accantonato anche se molte persone cercano una reale soddisfazione a questo "bisogno del sacro" che caratterizza l'essere umano da millenni. Per risvegliare il sacro c'è bisogno di praticare una spiritualità universale e non dogmatica, con cambiamenti concreti a livello della propria coscienza. 


In questo percorso l'Ayurveda ci può dare degli insegnamenti preziosi e universali. L'Ayurveda è la scienza della conoscenza della vita ed è una delle più antiche visioni filosofiche scientifiche della natura giunte fino a noi. Un patrimonio inestimabile di conoscenza sulla vita, sull'essere umano. 


La persona che desideri quindi risvegliarsi ad una coscienza divina e Naturale e riscoprire il sacro dentro di sé, necessita di applicarsi con disciplina amorevole nelle pratiche interiori di cura quotidiana, ricercando un nuovo rapporto col cibo (che sia colmo di Prana), sulla base della propria costituzione, un buon controllo degli organi sensoriali, un risveglio consapevole dei vari aspetti legati a ciò che comunemente chiamiamo Mente. 

 

Il Manas, o mente esteriore, raccoglie infinite informazioni dal mondo intorno a noi, tramite gli organi sensoriali i cui sensi sono come porte aperte sul macrocosmo. Tali informazioni attivano le emozioni generando in noi un mondo di illusioni di cui l'ego, la nostra struttura, si nutre. L'Amore non è un'emozione ma una scintilla divina, è uno stato interiore e profondo non definibile, l'Amore è. Quando associamo l'amore con le nostre azioni, stiamo nutrendo il nostro ego e cadiamo nelle illusioni.


La vera intelligenza, Bhuddy, è nella facoltà di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Meno inquinati siamo (cibo industriale, tabacco, alcool, farmaci e droghe) più le nostre facoltà sono attive. Più profondamente in noi c'è Jiva, entità eterna d'energia cosciente che noi chiamiamo anima e che ha sede nel cuore. Tale entità è ciò che realmente siamo, vita dopo vita. 


L'energia cosciente e eterna, chiamata anima, è legata al corpo non in modo reale ma illusorio, come in un sogno e finché non ci si risveglia il sogno costituisce la realtà. La vita non è un fenomeno meccanico, chimico o fisico ma un fenomeno energetico-intelligente-spirituale. L'intelligenza artificiale (IA) non potrà mai sostituire l'uomo nella sua pienezza, la formazione del giudizio, che è uno stato della coscienza, è impossibile da programmare al computer.


E' il Purusha che vede, è lui lo spettatore consapevole di ciò che la mente e il cervello gli offrono del mondo esterno e una macchina non potrà mai sostituire il Purusha, in quanto entità immateriale, energia superiore all'energia materiale.

Ogni giudizio presuppone un'attività interiore, dell'anima. I piccoli Purusha sono, nella tradizione vedica, frammenti del grande Purusha, Dio stesso:


Poi il Purusha Supremo desiderò percepire gli odori, e 

allora apparvero le narici e la respirazione. 

Si manifestarono anche il naso e gli odori...

Quando nacque il desiderio di pensare all'attività della 

propria energia, il cuore (la sede dell'anima), la mente...

e tutte le forme di desiderio furono manifestati.


Srimad-Bhagavatam