Benin, Africa occidentale, documento di viaggio (2009) con fotografie (foto a bassa risoluzione, fatte con una piccola comp


Mercato di Dantokpa

E' il più importante mercato dell'Africa dell'ovest, sia per il flusso dei prodotti commercializzati che per il numero degli acquirenti.
Si estende in modo tentacolare dalla sponda del fiume che attraversa la città di Cotonou invadendo i quartieri adiacenti che si confondono con Dantopka. Circa 2000 baracche di legno e latta animate tutti i giorni e per un gran numero di commercianti (la maggior parte sono donne) 24 ore su 24.

La fama del mercato è notevole in quanto numerosi commercianti della Nigeria, del Mali, del Burkina Fasu, del Niger e della Costa d'Avorio vengono ad acquistare merci e anche commercianti dal Camerou e da altri Paesi dell'Africa centrale sono frequentatori di questo mercato.

Un fenomeno che purtroppo si verifica a Dantopka e che non è stato sufficientemente studiato è lo sfruttamento economico di un numero scandaloso di bambini e bambine in tenera età da parte di tutrici, padroni di atelier e mercanti che ignorano quasi del tutto i diritti dei bambini.

Bambini e bambine

Nel mercato si trovano moltissimi bambini e bambine ambulanti o stanziali sul luogo di vendita. Questi bambini fanno un po’ di tutto. In alcuni luoghi come sul parco Nord Zou e presso Mawule, alla vigilia di Tokpa (ogni cinque giorni il mercato é più vasto e frequentato e prende il nome di Tokpa) si può assistere, a partire dalla mezzanotte, a un vero traffico e scambio di bambine e bambini che vengono dal Togo e dal nord Benin. Ci sono donne che mercanteggiano il prezzo dei bambini e pagano i trafficanti. Molti bambini prendono poi la strada della Nigeria. Si tratta soprattutto di minori, la maggior parte in età dagli 11 ai 16 anni.


 Cammino con attenzione per non calpestare mucchi di indumenti accatastati in ogni dove, spazi angusti pieni di cose, donne con i bambini sulla schiena sedute a terra che cuciono, aggiustano, separano; poco più in là altre donne friggono banane, cucinano riso e carne, intanto parlano a voce alta chiamando attenzione ai loro prodotti in vendita. 
Acqua putrida rimasta dall’ultimo violento acquazzone riempie le buche dell'asfalto; mi muovo con cautela, evitando di finirci dentro.
Accompagnata da un locale mi addentro lentamente con molta discrezione e circospezione nel cuore del grande mercato, sentendomi in ogni caso un’intrusa.
Il gran vociare generale di donne e uomini che contrattano e bambini che strillano viene sovrastato dal rumore ritmico, martellante e assordante di ferro battuto; passo dopo passo cerco di non calpestare le lastre di metallo arrugginito ai lati delle baracche; l’odore intenso e acre della lamiera permea l’aria già irrespirabile. Giovani uomini lavorano a ridurre in lastre pentole vecchie, pezzi di auto arrugginiti e utensili abbandonati, lattine vuote. 
Ecco, li scorgo, tanti, tantissimi bambini, dagli 8 ai 15 anni. Tanti bianchi lucenti sorrisi, tra gioia e stupore mi salutano, senza distogliere le mani dal lavoro. Ci ricevono mostrandoci orgogliosi i loro bellissimi e artistici manufatti: angioletti colorati fatti con le lattine riciclate, aeroplanini e motociclette costruiti con lamiera zincata saldata attorno alle candele di vecchie automobili, piccole lanterne costruite con lampadine e pezzi di lattine colorate. Tra i mucchi di ferro ammassati qua e là, alcuni di loro inventano al momento danze al ritmo di un canto tribale improvvisato, tanta è la gioia per la nostra visita.
Qualche giorno dopo ritorniamo al Mercato di Dantokpa per intervistare i ragazzi che lavorano il ferro. Si trovano all’interno di un vecchio container collocato nel mercato e adibito ad aula. Due mattine alla settimana per due ore consecutive i bambini ricevono un po’ d’istruzione ed hanno la possibilità di un confronto aperto tra di loro con la maestra. A volte cantano e ballano, altre ascoltano poesie, s’impara un po’ di numeri, un po’ di francese, comunque troppo poco.
All’interno della baracca il caldo è opprimente, dal tetto rotto rivoli di pioggia colano giù sopra i banchi. Poco dopo qualcuno porta un ventilatore. La lamiera arrugginita del vecchio container surriscalda ancor di più l’ambiente, ma i bambini sono contenti di riceverci. Il mio compagno di viaggio ha portato un cartone di merendine che vengono subito distribuite equamente a tutti i bambini dalla maestra. Chi infila le barrette nella cinta dei pantaloni, chi nelle tasche, al sicuro.
Cominciamo l’intervista. Justine, la maestra, traduce le nostre domande in fon ai bambini e poi ci riporta le risposte in francese. Alcuni di loro raccontano le loro esperienze. Pochi hanno studiato per due o tre anni poi la famiglia non aveva più soldi per mantenerli quindi sono dovuti entrare al mercato a servizio di un “padrone”. Altri sono arrivati al mercato da piccolini e non sono mai più usciti. Lavorano tutti i giorni tranne la domenica. Ricevono una piccola paga giornaliera che usano per comperarsi da mangiare, a volte i soldi non bastano ad assicurare un piatto di cibo. Alla domanda cosa vorreste per migliorare la vostra condizione, rispondono: “Studiare, imparare il francese per poter trattare con le persone, un pallone per giocare, un ventilatore stabile dentro la baracca e che sia riparato il tetto” 
Quando vi ammalate o vi ferite cosa succede? A questa domanda tanti di loro mostrano dita della mano tumefatte, ferite alle gambe e al volto, noto anche lesioni infette; “Quando ci facciamo male il padrone aspetta che la ferita guarisca da sola, solo se non passa va a prendere la medicina.”
                   
                                                                                                                               Marina Magro

                                                                                                         

In strada a Cotonou


Mercato di Dantopka 



Laboratorio tessile gestito da sole donne
(i loro figlioli giocano sotto i tavoli)



Mercato tessile



Giovane lattoniere al Mercato Dantopka


Al Mercato di Dantopka





Bambini di strada rifugiati sotto il ponte a Cotonou











Bambini lattonieri al Mercato di Dantopka














bambini fanno "casa" sotto il ponte a Cotonou 





Pratiche religiose al Mercato di Dantopka





bambini all'interno del conteiner-scuola al Mercato di Dantopka












In strada a Cotonou


Mercato artigianale a Cotonou






bambini all'interno del conteiner-scuola al 
Mercato di Dantopk

Mercato di Santa Rita

E’ un mercato gestito da sole donne che vendono frutta, verdura e alimenti vari. Justine, che segue personalmente sia le donne dei villaggi che i bambini, ci accompagna. Arriviamo in occasione dell’unico incontro settimanale in cui i piccoli ricevono un po’ di scolarizzazione all’interno di una stanza posta a lato del mercato. Ed è subito gran festa: al ritmo scandito da un bongo tutti i piccoli a cantare e a ballare in una accoglienza davvero generosa.
I bambini più grandi (8-10 anni) stanno lavorando al P.C. ed il più esperto di loro, l’unico che va a scuola, istruisce i compagni nell’uso dell’informatica.
La maestra Rosa, che insegna in più mercati riuscendo a coordinare più gruppi di bambini/lavoratori, ci riferisce che ognuno di loro vive nella casa di una padrona che li ospita in cambio devono servire e tenere pulito. Intervistiamo una bimba di 7 anni che, con lo sguardo abbassato toccandosi nervosamente le mani, emanando una infinita tristezza, ci confida la sua esperienza: “sono al mercato da due anni e da allora non ho più visto la mia famiglia. La mia “padrona”mi dà ospitalità ed io mi devo occupare delle pulizie di casa dalle cinque di mattina fino alle sette, poi veniamo al mercato fino le dieci di sera. Al mercato sistemo la verdura e la frutta sul banco . A casa dopo cena devo rassettare e poi intorno mezzanotte vado a riposare.”

Chiediamo se hanno fame e, immaginando che il cibo per loro non è mai troppo mandiamo una donna a comperare qualcosa da mangiare. Dopo un po’ qualcuno porta un sacco pieno di pane, filoni enormi, sporcati di maionese e tanti sacchettini di plastica colmi di acqua fresca. Osservavo i loro volti gioiosi mentre addentano il pane, filoni di pane che sembrano troppo grandi per bocche così piccole.

                                                                                                                                Marina Magro



Bambini al Mercato di Santa Rita












Cotonou, mamme fuori della scuola (realizzata e attrezzata con donazioni internazionali)

Nessun commento:

Posta un commento