Auto - Guarigione - Testimonianza/Riflessione




A fine 2005 dopo alcuni accertamenti per una presunta pancreatite, mi riscontrarono una neo-formazione alla testa del pancreas. Dopo di che mi indirizzarono per ulteriori indagini all’ospedale di Verona, specializzato in questo tipo di patologie. Rimasi un po’ sconvolta ma dopo qualche giorno avevo già recuperato una certa tranquillità. La vita mi aveva già insegnato a tenere testa ad eventi fortemente destabilizzanti e dolorosi portandomi ad attingere alla mia forza interiore, al mio sé. Ero anche curiosa di scoprire dove quell’esperienza mi avrebbe portata, quali altri aspetti di me avrei conosciuto e sperimentato. Mi ritrovai in uno stato mentale di attenzione, calma e, posso dire, senza paura. Dovevo, volevo darmi da fare per cercare l’aiuto di cui sentivo bisogno e nello stesso tempo seguire il protocollo medico consigliatomi, fintanto che non fosse diventato invasivo. Un senso profondo di accettazione mi avvolse dolcemente. Qualcosa di fortemente conflittuale era accaduto in me alcuni mesi prima, certamente il mio corpo mi stava dando un segnale di forte disagio interiore, una ferita profonda si era annidata in me. Presi appuntamento per una visita specialistica all’Ospedale di Verona. Questo tessuto anomalo ed estraneo si era inglobato dentro una cisti, non c’era a breve alcun pericolo, mi disse il medico. Mi avrebbero contattato al più presto per una risonanza magnetica e una ecografia con contrasto. Bene, avevo del tempo, contattai immediatamente un medico ayurvedico di Bologna, docente alla Scuola di medicina Ayurvedica di Milano che avevo frequentato anni prima, sentivo che mi poteva aiutare. Mi sentivo stanca, provata, l’energia era bassa ma la mia mente era totalmente aperta, senza riserve, pronta ad accettare la situazione e da li attingere a maggior consapevolezza per un cammino di guarigione. Durante il nostro colloquio successivo alla vista un’intuizione affiorò. “Cosa è accaduto circa sei mesi fa?” e ancora ” Secondo il dott. Hamer l’emozione che governa il pancreas è la – soddisfazione -, ti dice niente?”

Le parole del medico risuonarono dentro di me e in un baleno vidi, come un flashback, il momento in cui qualcosa dentro di me si era rotto, rividi tutta la sofferenza emozionale di quel tormentato periodo e il conflitto che quotidianamente allora vivevo. Il “tener duro” in una situazione lavorativa che mi spaccava dentro, per mantenere fede ad una responsabilità che mi ero accollata, tutto questo aveva nutrito quella estranea cosa dentro di me. Nel momento in cui mi fu chiaro il processo di malattia, cominciai il percorso opposto, il processo di auto-guarigione. Tornai a casa con un sacchetto di medicine ayurvediche e una dieta specifica che mi avrebbero aiutata a eliminare ama (tossine) dal mio corpo, riequilibrare i dosha e le energie a essi connesse. Ero fiduciosa, mi sentivo nel giusto cammino.

Nei giorni a venire avvertii un senso di malessere diffuso, mi sentivo inquieta e più stanca ma dopo quindici giorni di terapia il mio corpo cominciò a riprendere vigore e la mia mente chiarezza e lucidità. Sentivo un profondo amore verso l'essere che occupava il mio corpo e, in qualche modo, cercavo di cullare la ferita che avevo causato in me. Alla sera, quando mi coricavo, mi piaceva poggiare le mani sullo stomaco per trasmettere attraverso di esse, tutto l’amore che sentivo vibrare in me come a voler prendermi cura di quella sofferenza. Entravo in una sorta di meditazione, in totale assenza di pensieri, ascoltandomi nel respiro, finché non scivolavo nel sonno. Una notte, durante la stessa pratica, dopo essermi addormentata, mi accorsi di essere dentro un sogno consapevole. Vedevo me stessa sdraiata e contemporaneamente in piedi a fianco del mio corpo con un bisturi in mano. Vedevo la cisti dentro l’organo, ben definita nei dettagli. Con il bisturi incidevo lungo il suo contorno e in profondità per rimuoverla completamente. Dopo averla tolta la tenni tra le mani chiuse e, pensando a come fare per eliminarla, iniziai a portare il respiro lì, proprio tra le mani, affinché quel corpo estraneo si dissolvesse. Venni poi ingoiata in un sonno ristoratore senza pensieri.

Mi svegliai il mattino successivo con un infinito amore dentro di me e nuova certezza: ero guarita. Eccitata telefonai al medico ayurvedico di Bologna, gli raccontai il sogno. Lui mi disse di stare calma, che il sogno era un buon segno e di continuare la terapia. Dopo una settimana mi chiamarono per gli accertamenti dall’ospedale di Verona. Mi presentai con la Tac rilasciata dall’ospedale di Vicenza poco più di sei settimane prima. La macchina della risonanza era fuori uso, mi avrebbero fatto solo l’ecografia con contrasto, per il momento. Stesa sul lettino la dottoressa scorreva sul mio addome l'ecografo. Osservavo il suo volto perplesso e m’immaginavo che qualcosa non le fosse chiaro. Dopo aver letto nuovamente la Tac si decise a chiamare il primario, lasciandosi sfuggire un “vedo solo una nube, ha avuto una pancreatite?” Nell’attesa del primario mantenni il controllo delle emozioni anche se dentro di me esultavo a tal punto che sarei scesa dal lettino per infilare l’uscita di corsa urlano di gioia. Non mi sfiorò nemmeno per un attimo l’idea di raccontare a loro del mio sogno, non avrebbero capito. Il primario arrivò accompagnato da alcuni giovani medici che si posizionarono intorno il letto dove ero stesa con la pancia all’aria e un sorriso esultante trattenuto. Mi iniettarono il contrasto ma l’esito non fu diverso, di quella formazione sospetta non c’era più traccia, solo una leggera nube come fosse una cicatrice di qualcosa ormai passato. I volti intorno a me erano alquanto increduli, mentre il primario continuava a cercare qualcosa che non trovava in giro tra i vari organi dentro la mia cavità addominale.

Nulla, non c’era nulla. Mi avrebbero contattata al più presto per fare la risonanza. Uscendo dall’ospedale comincia a correre ridendo felice come non mai. Telefonai subito a Bologna, investendo il mio amico medico di gioia, dicendogli che al più presto sarei partita per il Perù, un lungo viaggio di almeno tre mesi. Mi disse di stare calma e di continuare ancora con la terapia che ero in convalescenza, di aspettare almeno un altro mese prima di partire. Dall’ospedale di Verona mi richiamarono dopo una settimana per darmi appuntamento per l’esame che non avevo ancora fatto. Risoluta risposi che dal momento che l’ecografia non aveva riscontrato nulla, non avevo nessuna intenzione di sottopormi alla risonanza magnetica. Mi richiamò il vice primario del reparto cercando di convincermi a fare l’esame dicendomi che una cisti così non poteva sparire, che dovevo farmi curare. Risposi ferma che stavo partendo per un lungo viaggio e che sarei ritornata dopo almeno tre mesi. Mi avrebbero richiamata. Infatti, ero in Italia da alcuni giorni che, puntuali, mi richiamarono. Accettai l’invito per una ecografia, la risonanza l’avrei fatta solo se fosse risultato qualcosa di sospetto. Era sparita anche la nube, il mio pancreas godeva di ottima salute, anch’io. Faticai non poco a farmi restituire la mia cartella clinica e far chiudere la pratica. Il viaggio fatto in Perù mi aveva restituito una nuova vita, risvegliando la mia coscienza a nuova luce, rivelandomi consapevolezze che avrebbero cambiato il corso della mia esistenza. 

Questa è la testimonianza del mio processo di rinnovamento, di guarigione. Ormai mi è chiaro come molte malattie nascono da un errore dell’intelletto e un uso improprio dei sensi (l’Auyrveda insegna che l’errore dell’intelletto è la prima causa di malattia). Bisogna porre attenzione ai pensieri. L'armonia tra mente corpo e spirito è un processo continuo. Imparare a prendersi la responsabilità della propria interezza e quindi del proprio benessere è un passaggio fondamentale per una vita colma di gioia e salute. Essere responsabili della propria vita significa che nessuno può guarirci, vuol dire che solo noi siamo gli artefici della nostra salute. Possiamo avvalerci di strumenti, terapie e terapeuti che ci aiutino, che ci accompagnino nel cammino di guarigione, ma dobbiamo anche imparare ad ascoltarci affinando la facoltà di discernimento tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per la nostra evoluzione. In questo meraviglioso Creato ogni espressione di vita è in costante mutamento e rinnovamento e noi ne siamo parte. Tutto è possibile.